venerdì 24 giugno 2011

Pippi D'Angelo

Domenica prossima su "Il Nuovo Corriere Viterbese", intervista senza peli sulla lingua a Pippi D'Angelo.
E una rivelazione: nel 1995 il candidato sindaco del centro-destra era lui. In una notte decisiva all'ultimo moemnto fu poi scelto Meroi. "Io sono considerato inaffidabile, al contrario di altri, perché non mi limito ad eseguire" afferma nell'intervista D'Angelo.

lunedì 20 giugno 2011

FRANCO GRATTAROLA : L'ultimo Radicale

Intervista pubblicata su "IL NUOVO CORRIERE DI VITERBO" l'8 maggio 2011.


Franco Grattarola è stato per anni praticamente l'unico politico del Partito Radicale, della Lista Pannella, della Lista Bonino ecc... e quasi l'unico militante. Sicuro di testimoniare una presenza, sicuro di raccogliere pochi voti, sicuro di non spartirsi neanche mezza poltrona, uno straccio di circoscrizione.
Ora Franco Grattarola, classe 1963, 48 anni appena compiuti visto che è nato il 7 aprile, celibe, maturità classica, non si dedica più alla politica ma unicamente alla sua proficua attività di scrittore. E' uno dei maggiori intellettuali viterbesi non-organici, uno dei più grandi conoscitori del "cinema di genere" (e non solo) in Italia. Ha pubblicato nel 2005
"Pasolini, una vita violentata" (Coniglio Editore), nel 2008 "La Tuscia nel cinema" (Melting Pot Edizioni) e  "Continuarono a chiamarlo Bud Spencer"  (Struwwelpeter Edizioni, in collaborazione con Matteo Norcini), ha collaborato alla nuova edizione riveduta e aggiornata del "Dizionario del cinema italiano" (Gremese Editore, 2009, autori principali: Roberto Poppi e Mario Pecorari), ha partecipato a "Il portaborse vent’anni dopo" (Rubbettino Editore, 2011, a cura di Italo Moscati) con un lungo saggio sul cinema politico italiano e un’intervista all’ex vicesegretario socialista Giulio Di Donato e ora sta per pubblicare, in collaborazione con Andrea Napoli per Coniglio Editore, anche un volume enorme dal titolo "Luce rossa. La nascita e le prime fasi del cinema pornografico in Italia". Gli appassionati lo conoscono bene anche perché è il principale animatore della rivista cult "Cine 70", oltre che collaboratore di Blue, XSatelliteX, Classix! e Libero.
Allora Franco la tua è una militanza radicale da sempre.
"Non proprio perché in verità ebbi una prima esperienza giovanile, ero ancora minorenne, nel PDUP nato da una costola de Il Manifesto. Tra gli altri c'erano Peppe Sini e Marco Faregna, probabilmente l'unico che ha fatto una luminosa carriera".

Il primo voto?

"Nel 1983, Partito Radicale con preferenza per Toni Negri
".

A Viterbo il PR non ha mai avuto grande visibilità.

"L'unico consigliere comunale e provinciale vicino a noi era Osvaldo Ercoli che militava in altri partiti ma che era iscritto al Partito Radicale Transnazionale. Come partito vero e proprio non abbiamo mai avuto rappresentanti eletti
".

Per un certo periodo tu ti sei quasi sempre candidato.
"Direi sempre. Nel 1990 confluimmo in una lista Verdi che elesse per l'appunto solo Ercoli. Io personalmente arrivai quinto. Poi mi candidai alla Regione Lazio nella lista Antiproibizionisti che ebbe un certo successo tanto che in alcuni centri della Tuscia prese più voti di partiti consolidati come PLI e PSDI".

Sbaglio o foste anche vicini ai Socialisti?

"Sì, nel 1993: costituimmo la lista "Unità democratica per la Tuscia" per la Provincia con PSI, una parte del PSDI, noi Radicali e candidato Presidente Camillo Fiaschetti. Eravamo in  piena Tangentopoli con un partito che aveva più di 100 anni che si evaporava di colpo: più che un suicidio fu un'eutanasia. Incredibilmente fummo l'unica lista socialista che ebbe successo e fu citata dall'Avanti
".

Ci fui poi la Lista Pannella.
"Mi candidai alla Camera nel 1994 e al Comune come Sindaco nel 1995".

Pochi voti: erano candidati pezzi da 90 come Ascenzi, Fioroni, Mezzetti e Meroi...
"Circa l'1%, una miseria. Al ballottaggio non facemmo apparentamento ufficiale ma invitammo a votare Meroi. In realtà vi era con la destra un accordo tra gentiluomini per dare visibilità ad una nostra persona in caso di vittoria. Tra l'altro non ero io quella persona. Ovviamente essendo un accordo tra gentiluomini non fu rispettato. Credo fecero una cosa simile con il CCD. Ma d'altronde gli uomini della Seconda Repubblica si sono dimostrati in tutto e per tutto analoghi a quelli della Prima".

Quando il Partito Radicale candidò Cicciolina ci fu anche un pomeriggio viterbese incredibile.
"Il militante viterbese ed a sua volta candidato alla Camera Giulio Signorelli fu l'unico ad avere il coraggio di fare l'abbinata delle preferenze con lei. Girò Viterbo con Cicciolina sottobraccio insieme ad altri due militanti: Vittorio Naso e Luigi Rossi. Si presentò con lei - vestita succinta con tanto zatteroni e coroncina in testa - anche ad un ricevimento per la Festa della Repubblica in Prefettura. Sull'invito era scritto: "Giulio Signorelli e Signora". Successe un casino, c'era anche il vescovo e la moglie del Prefetto Marino, che non la conosceva, quando fu informata di chi fosse Cicciolina svenne clamorosamente. La memorabile giornata non finì qui: dopo la Prefettura ci fu passeggiata per il corso con caotica sosta da Schenardi e la sera uno spogliarello elettorale all'Azzurro stracolmo di militari" mi dice Franco sorridendo. La Viterbo bacchettona e conservatrice di 20 anni fa doveva essere sconvolta.

Oggi non fai più politica.
"Sono sempre Radicale, nel 2006 gli amici socialisti proposero di candidarmi alla Camera per la Rosa nel Pugno, ma la mia candidatura fu depennata dalla dirigente radicale Rita Bernardini. L'anno scorso, dopo aver rifiutato la candidatura alla Regione nella Lista Bonino, ho dato una mano all'amico Massimo Onofri".

E il partito a Viterbo?
"Prima ci fu Giulio Signorelli, poi lo animai io fino al 2001 circa, ma eravamo pochissimi, i classici 4 amici al bar. Ora la militanza radicale è moribonda perché purtroppo non c'è stato ricambio generazionale".

Voti ancora?
"Si, quando ci sono le liste Radicali, altrimenti, come ho fatto nel 2008, voto il Partito Socialista di Riccardo Nencini".

E in Comune c'è qualcuno che vi rappresenta politicamente?
"Nessuno! Dei 40 consiglieri nessuno ci rappresenta, non si sa neanche che idee hanno: sono solo gente in lotta per una fetta di potere. Avevo i calzoni corti e c'era Nando Gigli. Ora ho i capelli bianchi e c'è ancora Nando Gigli. Sono tutti continuatori uno dell'altro, non c'è mai stato nessun innovatore".

Però la città è cambiata. Anche solo pensando a come è molto più vissuta la sera e l'estate rispetto a 20 anni fa quando alle 8 calava il coprifuoco.
"Certo, c'è stato un netto cambiamento dei costumi ma non ha nulla a che fare con la politica: doveva succedere ed è successo al di là della politica che però se ne è abilmente appropriata cavalcando per consenso le varie iniziative proprio come avevano sempre fatto prima PCI, PSI e DC... forse sono cambiati i modi. Prima Fioroni offriva le porchette in piazza ora si regalano i biglietti per le feste in discoteca".

Proviamo a sognare. Cosa farebbe di "radicalmente" diverso Franco Grattarola Sindaco?
"Farei subito due cose davvero paradossalmente innovative per Viterbo. Primo chiuderei tutto il centro storico alle auto. E' assurdo che le nostre splendide stradine medievali siano devastate e contaminate dal continuo passaggio di autovetture e camion addirittura. La città, i suoi cittadini, ne avrebbero solo vantaggi: basta guardare vicino a noi ad Orvieto dove il centro è più vivo che mai e senza auto. Ormai il centro di Viterbo è solo un grande parcheggio. Secondo, bloccherei totalmente lo sviluppo edilizio di Viterbo: dopo tutti i danni fatti c'è qualche politico che sogna ancora il contrario".

Che ne pensi di Futuro e Libertà?
"Cito Buttafuoco: le idee possono anche essere giuste ma chi le rappresenta è sbagliato. Mi fa ridere che ora quella che era la destra più becera e reazionaria, amica di Le Pen, si dia arie da destra libertaria. Bocchino con la moglie mi hanno querelato per stalking per un articolo comparso su Libero sulle sovvenzioni al cinema date anche alla società della signora. E questa sarebbe la destra libertaria?"

Però Della Vedova viene dai Radicali.

"La più grande colpa del PR è di aver dato una classe dirigente ai partiti che non la avevano: alcuni sono diventati delle vere e proprie barzellette
".

Che ne pensi del Bunga Bunga?
"Che cosa divertente! Lo dovremmo guardare con distacco, tra 30 anni. Ci furono scandali simili negli anni '60 con politici coinvolti in un giro di squillo da 1 milione di lire a botta! Sociologicamente le intercettazioni sono un meraviglioso spaccato della società. Non ho una posizione da moralista quanto da studioso di costume: sono davvero interessanti. Poi la reazione di Berlusconi è da vecchio perché in realtà questa è una lotta per il potere tra vecchi. Il Berlusconi impresario TV è stato un innovatore, in politica invece no... purtroppo".

In una intervista precedente Silvio Ascenzi su questo giornale ha detto che Tangentopoli è stato un golpe della magistratura con i comunisti.
Ride. "Ma quale Golpe? Con Di Pietro poi! Più che golpe una commedia all'italiana! Tangentopoli è stata semplicemente la scoperta dell'acqua calda: è venuto a galla quello che tutti sapevano. E' il risultato di una partitocrazia onnivora".

Oggi molti temi radicali sembrano sopiti, di antiproibizionismo non si parla più. Eppure fa molti più morti l'alcool della droga.
"E' vero. Purtroppo sono temi che andrebbero ripresi. Una delle poche cose buone che fece il governo Amato nel 1992 fu quella di derubricare il possesso di stupefacenti".

Facciamo il gioco della torre. Storce il naso.
"Non mi è mai piaciuto".

Proviamo. Tra Gabbianelli e Meroi.
"Chi butto? Ma mi buttano loro: la torre gli appartiene e non la vogliono mollare".

Tra Capezzone e Della Vedova.
"Mi butto io per evitare il contatto".

Tra Fioroni e Gigli.
"Finisce come tra Gabbianelli e Meroi anche se Gigli personalmente non lo conosco".

Tra D'Alema e Vendola?
"Due parolai che mi stordirebbero a suon di chiacchiere. D'Alema mi è più simpatico perché è più antipatico".

Tra Marcoccia e Ascenzi?

"Non li frequento, li conosco molto superficialmente
".

Tra Marini e Allegrini?

"Dovrebbero buttarli giù gli elettori. Io non li ho mai votati e spero che i viterbesi prima o poi li "scoperchino" ritrovando quello spirito ribelle come fecero con i cardinali nel medioevo
".


Maurizio Makovec

mercoledì 8 giugno 2011

Intervista a Pino Lazzarini



Uscita su "IL NUOVO CORRIERE VITERBESE" L'8 MAGGIO 2011


Nome : Giuseppe
Cognome: Lazzarini

Nato a Rapolano Terme il 4 settembre 1948
Stato Civile: Coniugato
1 figlio
Titolo di Studio: Laurea in Medicina e Chirurgia
Attività : Odontoiatra.

Intervistare Giuseppe Lazzarini è di certo una bella esperienza perché il personaggio è di spessore. Però ha anche il sapore di un’occasione persa, perché ti dice tante cose ma non tutte, e lo senti sulla tua pelle che potrebbe dire di più ma poi si trattiene. “Insomma, qualche bel sassolino dalla scarpa da togliere?” gli chiedo verso la fine inutilmente. “Sassolino? Macigni c’avrei da togliermi ma è meglio di no altrimenti sai che casini”!
Ma andiamo con ordine. L’Onorevole Giuseppe Lazzarini detto Pino mi riceve un venerdì pomeriggio nel suo studio di Via Vetulonia a Viterbo.
“Sto sopra al forno” mi fa al telefono, “passa verso le 18,30”. Mi dà del tu pur non conoscendomi ma la sua non sembra arroganza, più che altro pacata convivialità. Di lui si parla addirittura su Wikipedia: “Giuseppe Lazzarini è un politico e medico italiano. Dopo la militanza nel gruppo parlamentare di Forza Italia, il 19 dicembre 1994 passa ai Federalisti e Liberaldemocratici di Raffaele Costa, cui aderiscono molti fuoriusciti di Forza Italia e Lega Nord dopo la caduta del governo Berlusconi I. […] Balza sulle cronache di allora per essere stato partecipe di una rissa con il leghista Francesco Formenti e per aver dato luogo ad un'inusuale riverenza nei confronti dell'allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, baciandolo […]”.
Di entrambe gli episodi parla il Corriere della Sera dell’epoca. Il titolo di un articolo del 22 luglio 1994 è: “Montecitorio, pugni tra gli alleati. Prima della bocciatura del decreto Biondi i lumbard si scontrano con gli azzurri: aprono le ostilita' Formenti e Lazzarini; anche Parenti e Sgarbi litigano”.
Non solo i giornali italiani, finimmo pure sul New York Times”, commenta lui divertito, “fu una cosa che fece grande scalpore visto  che eravamo in due partiti della maggioranza. Considera che Formenti era uno tosto a cui prudevano le mani facilmente”.
Partiamo dall’inizio. Lei non aveva mai fatto politica, era un esponente della cosiddetta società civile. Quale fu il percorso che la portò alla candidatura?
Fui scelto per mancanza di candidati. Andai a quello che si chiamava un “Raduno” a Roma, erano organizzati da Publitalia per la nascente Forza Italia”.
Come andò?
C’erano più di 1.000 persone. Presi la parola e poi chiesi di candidarmi: era fine febbraio ma il collegio Lazio 2 della XVI Circoscrizione era ancora incredibilmente libero. All’inizio mi dissero che era troppo tardi poi dopo 20 giorni mi arrivò una telefonata con il via libera”.
Vinse la lotteria di un collegio sicuro.
Sicuro si seppe dopo. All’inizio si navigava a vista e non si sapeva nulla. Io ero totalmente nuovo alla politica. Pensa che il 1° marzo mi dissero che dovevo raccogliere 2500 firme in 48 ore per candidarmi, il tutto senza un partito e senza niente. Ci riuscii in 3 ore grazie al tam tam degli amici, ad un giro di telefonate”.
Il Polo del Buon Governo espresse a Viterbo anche Nicola Parenti alla Camera e Nando Signorelli al Senato.
Si ma loro venivano dall’MSI, avevano una storia politica ed un partito alle spalle. Per me era tutto più complicato”.
Come fece a farsi conoscere, fu supportato per la campagna elettorale?
Dietro Forza Italia c’erano la Fininvest e Publitalia: ti davano dei gadegt a pagamento. Considera però che mio padre era stato per anni l’unico ginecologo di Viterbo, aveva lavorato alla Salus ed aveva svolto la professione per 50 anni. Io poi ero già conosciuto perché avevo lo studio in vari paesi della provincia, oltre a Viterbo anche a Tuscania, Montefiascone e altri… E poi c’era la novità, l’antipolitica ecc… tutti fattori determinanti”.
E andò alla grande.
Presi 52.000 voti contro candidati conosciuti come Lucio Manisco portato da Sandro Curzi e Luisa La Malfa sorella di Giorgio. Fu un grande successo”.
E così entro in Parlamento, una delle tante facce nuove della politica italiana in quella legislatura di rottura.
Non ti credere. Alla Camera di persone totalmente vergini dalla politica eravamo 3 o 4”.
Berlusconi lo conobbe in campagna elettorale?
No, l’ho conosciuto dopo in Parlamento e tra l’altro non sono mai stato ad Arcore”.
Ed il partito a Viterbo? Fu un’esperienza complicata?
Complicata? Non hai idea. Ogni sera c’era una riunione ed ogni sera erano liti, spintoni, parole grosse. Un delirio. E poi non si trovavano le persone. Molte le portai io come Arena, che era un mio amico, mentre Marini aveva fondato un club di Forza Italia e così lo aiutai alle Comunali ed a fare il vicesindaco quando fu eletto Meroi. Ma insomma era un gran casino. Era difficile pure trovare le persone per riempire le liste”.
E pensare che molta gente poi con la politica ha dato un senso alla propria vita e, se me lo consente, ha praticamente “svoltato”.
Come no! Tanti hanno letteralmente svoltato, hai ragione”.
Come era la vita Parlamentare?
Per molti versi ha ragione Berlusconi: si chiacchiera molto – e spesso non si sa bene neanche di cosa - e si combina poco.  I tempi morti sono da depressione. Poi ci sono i giochi di Palazzo, il partito ti dice di fare una cosa, poi cambia idea, si accorda per altro e tu devi stare lì a fare il peones. Io in realtà ne ho fatte un po’ di tutti i colori – vedi la rissa con Formenti -  e spesso ho detto di no”.
Ci si sente privilegiati a fare il Deputato? Anche economicamente vorrei dire…
Beh, quello si ma economicamente dipende. Dipende dalla tua attività, ci sono quelli che svoltano e vincono la lotteria ma anche quelli che ci rimettono. Per me non fu certo un vantaggio particolare visto che dovetti trascurare la professione. E poi si fa una vita frenetica, con tempi persi incredibili… essendo l’unico referente di Viterbo ero ogni sera in un paese della Tuscia a cercare di coordinare gente che litigava continuamente”.
Qualche politico che l’ha colpita positivamente.
Inutile dire che Berlusconi ha una marcia in più. E’ un motivatore straordinario, sa sollevarti il morale. Io ero un suo valido aiutante e una volta in un discorso pubblico del partito mi citò come l’unico che lavorava veramente in Forza Italia. Il problema è che concepisce il partito come un’azienda: io l’ho capito dopo 2 anni, Casini dopo 10 e Fini dopo 15”.
E di chi ha ricordo negativo?
Dini non mi piacque: era il suo Ministro del Tesoro e lo scaricò facendo un voltafaccia. Allora ero lindo e puro e la cosa mi disgustò, ora, a posteriori, non mi sorprende”.
Poi dopo due anni, nel 1996, non fu ricandidato.
Non ho mai saputo il vero perché. Di certo ebbi delle discussioni con Tajani che era il capo nel Lazio e preferì candidare Gianfranco Saraca. Però in sostanza fu Berlusconi a farmi fuori e ci rimasi malissimo: mi sentii tradito dal capo che tra l’altro poco prima mi aveva anche chiesto di votare la sfiducia a Dini contro la linea del partito”.
Per questo diede vita al MAT?
Movimento Autonomo per la Tuscia, si. Alle provinciali andò malissimo, prendemmo lo 0,9%. Decisi di smettere”.
Dei suoi amici di Forza Italia qualcuno la segui?
Nessuno! Nessuno! Hanno fatto la loro strada, hanno deciso di fare politica per mestiere e posso dire che a posteriori hanno fatto bene”.
Si è pentito di aver lasciato la politica?
Per la prima volta Lazzarini si fa scuro e non risponde al volo. Medita, ci pensa… sembra quasi che soffrire a questa domanda.
La politica è una brutta malattia: la gestione del potere ti dà un’adrenalina incredibile che ti permette di fare una vita oltre le tue forze. Capisco bene che per le persone che non hanno una vita familiare e professionale soddisfacente uscirne può creare danni psicologici gravi, traumi veri”.
Che ne pensa dei Sindaci di Viterbo del centrodestra?
Tutte brave persone. Anche Meroi che in pratica portai io alla politica anche se lui rimase in An”.
Ora vota ancora?
Alle amministrative si, per gli amici. Alle politiche se si votasse domani proprio non saprei per chi”.
Che pensa di 17 anni di berlusconismo.
Su tante cose ha ragione ma è pur vero che ha fatto ben poco per cambiare l’Italia, la sua terribile burocrazia di cui si lamenta sempre. Nel 1994 ha portato una vera rivoluzione nella politica, è stato bravo e fortunato ma ricordiamoci che aveva grandi mezzi: le Tv, la Fininvest, la Mondadori, Publitalia. E poi è molto furbo, si è circondato di gente nuova che l’ha sdoganato ed ha legittimato un cambiamento radicale nella politica”.
Se la sentirebbe oggi di votare leggi ad personam o di votare una mozione in cui si sostiene di credere alla sua versione di Ruby nipote di Mubarak?
Quello è il problema minore. Essere in Parlamento è come essere in ospedale: sei sempre coperto dall’ambiente. Il problema è quando sei sul territorio, quando ti impongono candidature improponibili, quando ti chiedono cose incredibili e tu ci devi mettere la faccia davanti alla gente”.
Meglio la 1° o la 2° Repubblica.
Io cercai di portare nel partito gente come Gigli e Badini, persone brave e preparate che avevano un bagaglio pesante e la cosa fu vista male. Ero un pivello della politica e dovevo formare un partito, portare gente capace di avere consenso. Non era facile. In generale credo che la generazione politica della cosiddetta Prima Repubblica fosse più preparata, sapeva meglio come muoversi”.
Cosa andrebbe fatto a Viterbo? Per esempio per il Centro Storico dove lei ha lo studio.
Io sono proprietario del Paradosso: ci ho investito 20 anni di vita e mi sembra un buon lavoro. Il nostro centro ha grandi potenzialità ma è trascurato. Io ho studiato 30 anni fa a Siena e Perugia: era il periodo in cui fecero le isole pedonali ed i commercianti erano neri. Pensa che c’erano le macchine parcheggiate a Piazza del Campo e Corso Vannucci: rimetterle oggi sarebbe delirante. Noi invece le abbiamo ovunque, un’assurdità! Io chiuderei il centro alle auto e farei le scale mobili da Faul al Palazzo dei Papi: pensa che nel 1994 era la prima cosa che si disse di fare con Meroi, sono passati 17 anni e ancora non ci sono. E poi servono i parcheggi che a Viterbo sono molto carenti”.
Amarezze per la sua storia politica?
Amarezze no ma è abbastanza incredibile che nessuno da anni mi nomina più. Eppure Forza Italia l’ho fondata io e l’ho mandata avanti da solo per più di un anno quando gli oneri superavano gli onori”.
La palla passa agli ex discepoli ora confluiti nel PDL: perché hanno dimenticato il padre del partito Pino Lazzarini grazie al quale, come è stato detto, molti hanno “svoltato” economicamente e socialmente?
Maurizio Makovec

mercoledì 1 giugno 2011

Intervista a Silvio Ascenzi

 Ecco il testo integrale della mia intervista a Silvio Ascenzi pubblicata dal "Nuovo Corriere Viterbese" il 1° maggio 2011.

Nome : Silvio
Cognome: Ascenzi

Nato a Viterbo il 7 dicembre 1940
Stato Civile: Coniugato
4 figli, 7 nipoti e mezzo (il figlio Guglielmo aspetta la seconda femmina per un totale di 7 nipoti femmine su 8).
Titolo di Studio: Laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma con 110 e lode.

Attività : Agricoltore.

Silvio Ascenzi è un ricco signore dai modi gentili ed aristocratici che nulla ha a che vedere con la volgarità di molti nuovi ricchi e politici parvenue. Arriva all’appuntamento in Toyota Yaris, non in SUV dunque né in Hummer come il Cetto La Qualunque che non ha superato la realtà. Mi riceve cordialmente nel suo ufficio di Via dei Pellegrini dove si reca ogni mattina.
“Sai”, mi dà del tu che mi conosce da quando andavo alle elementari, “oggi l’agricoltura è molto più un lavoro burocratico che di vita in campagna”.
Partiamo dagli albori della sua attività politica, sempre nella Dc giusto?
“Si, dal 1970 quando fui eletto la prima volta Consigliere Comunale. Ho ricoperto vari ruoli nelle istituzioni e nel partito, il più importante dei quali è stato quello di Sindaco dal 1983 al 1986. In realtà poi sono stato anche consigliere comunale del CCD dal 1994 al 1999 quando fu eletto sindaco Meroi”.
Perché fu scelto come Sindaco dai partiti? Prima non c’era l’elezione diretta.
“Avevo fatto già 3 mandati da consigliere, ero stato vice-capogruppo capogruppo e più volte assessore, quasi a tutto, dalla finanza al personale, dai trasporti al commercio ecc… E poi ero considerato un  andreottiano “mangiasocialisti” che solitamente avevamo la buona consuetudine di scaricare prima delle elezioni perché non graditi al nostro elettorato, cosa che avvenne anche in quella occasione. Era il 1983, riuscii ad essere eletto sindaco con una giunta puramente di centro formata dal tripartito DC-PLI-PRI”.
Poi nel 1986 fu “fatto fuori” dal suo stesso partito che scelse Marcoccia. E’ vero che il suo referente Andreotti quella sera si negò al telefono?
“Fatto fuori… sono i giochi della politica e verso Marcoccia non ho nessun rancore: ebbe la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto. Per quanto riguarda Andreotti si negò a tutti non solo a me. Molto tempo dopo seppi che parlò con il vescovo Boccadoro: disse che lui non c’entrava nulla e che erano solo problemi di politica locale. Boccadoro rispose che se erano problemi locali  allora la prossima volta non sarebbe dovuto venire a chiedere i voti a Viterbo. Tornando alla mia storia nella Dc una colpa l’avevo: pur avendo svolto ruoli di primo piano non mi ero mai costruito una forza personale, una corrente, all’interno del partito”, sorride.
A proposito di Chiesa: secondo lei il suo ruolo nella politica di oggi è più o meno importante.
“È più importante: prima era scontato che la Chiesa invitasse a votare DC, ora i suoi voti sono più contesi e pesano di più.”
Dice? E nonostante questo la Chiesa tollera situazioni tipo Bunga Bunga?
“Vedi alla Chiesa in politica non importa tanto la vita privata quanto quello che si fa proprio a livello politico: per questo per Lei un Berlusconi sarà sempre preferibile ad uno Zapatero. Poi se non ci fosse il Bunga bunga sarebbe il massimo, l’ideale sarebbe avere comportamenti pubblici e privati come De Gasperi ma temo che i tempi siano oggi troppo diversi”.
Tornando al Comune. Chi ricorda come suo miglior assessore?
“Erano tutti bravi ed ebbi ottimi rapporti con tutti. Mi piace però citare Domenico Mancinelli del PRI che era anche vice-sindaco e noto come “picchio e palla” per i suoi trascorsi da calciatore”.
Chi è stato il miglior Sindaco di Viterbo dopo di lei?
“Il vero congiurato contro di me fu Fioroni: è una persona intelligente ma non condivido il suo modo di fare politica. Direi Gabbianelli anche se stimo Meroi ma lo trovo un po’ troppo prudente: in politica si deve rischiare. Marini invece ha bisogno di più tempo per essere giudicato”.
Oggi lei vota? Per chi?
“Per il centrodestra anche se il cuore mi direbbe Casini. Fini invece non mi ha mai preso, non mi è mai piaciuto”.
Che cos’è stata Tangentopoli?
“Chiaramente un golpe della magistratura in combutta con i comunisti. Poi è vero che ci sono stati anche comportamenti scorretti e disonesti ma quelli vengono dalla notte dei tempi. Posso assicurare che nella DC c’erano tante persone per bene: purtroppo vicino al potere la corruzione c’è sempre stata e ci sarà sempre. Credo tuttavia che in particolare durante il craxismo, pur con i suoi pregi, ci sia stata anche una degenerazione morale che ha portato la corruzione ad essere praticamente tollerata”.
Meglio la Prima o la Seconda Repubblica?
“Per me era meglio la prima. Prima il potere era mediato dai partiti che erano fatti dalla gente ed in questo modo i cittadini partecipavano attivamente alla vita pubblica. Ora a fare politica tra la gente e con la gente è rimasta solo la Lega purtroppo”.
Si sarebbe aspettato la fine della DC?
“No, sinceramente no. Anche se il nostro potere era assicurato dal muro di Berlino, caduto quello dei difetti gravi sono venuti a galla ed il partito non ha capito quello che stava accadendo, non ha trovato contro misure adeguate”.
Secondo lei la sinistra paga ancora il peccato originale del comunismo?
“Certo perché molti non voteranno mai degli ex-comunisti. E anche se oramai non predicano più lo stalinismo e non vagheggiano una nuova Cambogia la forma mentis di molti di loro non è cambiata: la demonizzazione dell’avversario e la disinformazione sono il loro credo principale. L’aveva capito Veltroni: se non l’avessero cacciato ora avrebbero la maggioranza, ne sono convinto”.
Perché a Viterbo c’è una incredibile concentrazione di banche e di centro commerciali?
“E di “Compro oro”! È un fenomeno strano sul quale si dovrebbe indagare: c’è da studiare”.
Cose è stato fatto, cosa non è stato fatto e cosa non si doveva fare a Viterbo?
“A miei tempi abbiamo sviluppato l’Università, un nostro grande merito, e abbiamo dato impulso notevole alle infrastrutture. Non è stato fatto il sottopasso del treno a piazzale Gramsci ma è un problema tecnico gigantesco che costerebbe moltissimo. Vedo che si farà la scala mobile da Faul a Palazzo dei Papi: è un progetto che avevo lasciato. Negli ultimi 20 anni si è persa proprio la pressione sulle infrastrutture che sono ferme da troppo tempo: spero perciò non si fermi anche il progetto dell’aeroporto e si ripensi a completare il semianello, un progetto vitale. Una cosa che io non avrei mai permesso è il fabbricato in Via Aldo Moro a ridosso delle strada: una costruzione orribile e insensata”.
Ai suoi nipoti vorrebbe lasciare un mondo con o senza nucleare.
“Concettualmente sarei favorevole ma ho molti dubbi perché non mi fido degli uomini. Soprattutto di quelli che lo gestirebbero in Italia che per formazione non mi li immagino più rigorosi dei giapponesi”.
Per concludere, il gioco della torre. Chi butta giù tra Fini e Berlusconi?
“Fini”.
Tra Casini e Tremonti.
“È una lotta dura ma butto Casini”.
Tra Bersani e Veltroni?
“Senza dubbio Bersani”.
Tra D’Alema e Vendola.
“D’Alema ha ancora i pezzi dei bambini in bocca” – sorride – “ma butto Vendola”.
Tra Bindi e Gasparri?
“Butto la Bindi, non è mai stata democristiana checché se ne pensi”.
Tra Fioroni e Marcoccia?
“Fioroni”.
Tra Gabbianelli e Meroi.
“Butto M…. no! Non butto nessuno, salvo entrambi”.
Tra Marini e Allegrini?
“Sono stati miei dipendenti rispettivamente alla Camera di Commercio e all’Unione Agricoltori: salvo tutti e due”.
È il vecchio democristiano che viene fuori? Quello che non si espone?
Chissà, l’intervista è finita.

Maurizio Makovec
makcomunevt@yahoo.it

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