lunedì 4 luglio 2011

Intervista a Nando SIGNORELLI

Uscita il 22 maggio 2011 su "IL NUOVO CORRIERE VITERBESE"




Nome : Ferdinando
Cognome: Signorelli
Nato a Roma l'11 ottobre 1928
Stato Civile: Vedovo, "e che sono matto a risposarmi", commenta.
1 figlia, Patrizia, avvocato
Titolo di Studio: Laurea in Medicina specializzato al Forlanini in malattie polmonari.
Attività : medico ed insegnate presso le Università Cattolica e di Tor Vergata nei corsi di laurea di II° livello.  

Ferdinando Signorelli è uno splendido 83enne che vive solo in una casa di tre piani nel cuore di Pianoscarano. Zampetta per le scale da far invidia a tanti 20enni accidiosi e si gode il suo terrazzo con vista sul "paradosso" e sulle torri di san pellegrino, dove corregge le tesi dei suoi studenti. In un angolo della cucina una grande brocca dell'MSI: "Una volta queste cose univano la gente, ora hanno distrutto tutta la parte umana della politica", esordisce.
La sua storia politica inizia da lontanissimo, un'epoca, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. "Non feci in tempo ad andare al Nord con la RSI", si rammarica, "ma nel 1944 ero al fronte di Cassino come ausiliario delle truppe germaniche: avevo 16 anni! Tant'è vero che nella Navicella del Senato scrissero: ... ha combattuto nella battaglia per la difesa di Roma nel 1943-44 con le truppe germaniche".
Una vita fa per l'appunto. E poi cosa successe?
"A Roma, a guerra finita, entrai nelle formazioni politiche che diedero vita al MSI. Presto decidemmo di non fare vita clandestina ma di accettare le regole della politica democratica. Fu l'inizio di un lungo percorso di militanza con le prime responsabilità nella direzione del partito: il segretario era Arturo Michelini".
Come mai poi si spostò a Viterbo?
"Per lavoro. Negli anni '60 fui assunto come medico dal Consorzio Provinciale Antitubercolare e Malattie Respiratorie. Nel 1964 divenni segretrario provinciale del Msi e nel 1965 venni eletto per la prima volta in Consiglio Comunale".
Quali i compagni di viaggio dell'epoca?
"Ricordo in particolare l'Ing. Sini, Orazio Puletti e Pippi D'Angelo: facemmo un grande lavoro e diventammo una delle province più forti della penisola. Nel frattempo venni eletto per tre legislature consecutive al Comune di Viterbo".
E non solo?
"No! Fui consigliere anche a Tarquinia, Montalto, Acquapendente, Soriano, Ronciglione, Tuscania: avevamo pochi militanti, portavo voti ed impostavo la politica in paese per poi lasciare il posto alla gente del posto".
Discriminazioni?
"Tante. Nella professione fui sempre sfavorito nei concorsi. Poi alle prime sedute dei Condigli Comunali a Ronciglione e Tuscania i consiglieri di sinistra si opposero fisicamente all'ingresso in aula del fascista Signorelli".
Lei subì anche delle minacce e degli attentati?
"Le minacce non si contano, furono anni tragici, di sangue. A Santa Marinella nel 1972, ero con Carlo Alberto Guida, scendemmo dall'auto per un comizio organizzato e ci spararono senza colpirici per fortuna. Poi, lo stesso anno, mi tirarono una molotov durante un comizio romano a Piazza Madonna di Guadalupe. E poi molti di noi erano nelle liste speciali di proscrizione delle BR".
Suo fratello Paolo, dirigente ed ideologo di spicco di Ordine Nuovo fu arrestato nel 1980, lei nel 1983 entrò in Senato anche per aiutarlo. Ci riusci?
"Mio fratello si è fatto 10 anni di galera per poi essere assolto da ogni accusa. In Senato ho potuto conoscere meglio la strategia della tensione attuata in gran parte dal regime politico tramite la centrale dell'ufficio affari riservato del ministero degli interni con alcune procure sparse. Il fine, utilizzando il pentitismo, era di accusare la destra cosiddetta eversiva delle stragi".
E gli opposti estremismi?
"Teorema organizzato per far sopravvivere un regime che portava l'Italia al collasso socio-economico: hanno iniziato con la strage di Bologna. Hanno organizzato le stragi i servizi, alcuni politici e alcune procure in combutta. Né la Mambro né Fioravanti, né altri della destra ne sono responsabili. La strage "fascista" serviva per coprire il regime".
Torniamo a Viterbo. Come si sviluppò il partito?
"Organizzammo sezioni, in tutta la provincia, anche nelle frazioni con una fitta rete di militanti. Il grande successo arriva verso il 1993-94 con il collasso della Prima Repubblica: nel 1993 alle provinciali presi il 18% ed il partito ebbe risultati clamorosi a Roma e Napoli con la nuova legge elettorale per il Sindaco, rispettivamente con la Mussolini e Fini".
Nel 1995 ci fu Fiuggi.
"Ci siamo dovuti adeguare alle nuove circostanze, eravamo realtà di governo ormai, ce lo chiedeva l'opinione pubblica in Italia e in Europa. Certo AN edulcorò molti i principi fondanti dell'Msi nell'ottica reale di essere ormai partito di governo".
Come giudica la Prima Repubblica?
"Un vero regime dominato da DC-PSI-PCI che si reggeva sul binomio corruzione e terrorismo politico. Vedi anche nel 1978 l'omicidio Moro. Per fortuna ci fu prima la caduta del muro e poi mani pulite con Di Pietro che fece bene il suo mestiere".
Come giudica Meroi e Gabbianelli, gli unici due Sindaci che Viterbo ha avuto di provenienza politica e culturale MSI.
"Male. Ho lasciato AN critico verso gente come loro: dalla torre li butterei entrambi. Non ho di loro nessuna stima, si sono limitati a sostituire il vecchio regime senza fare molto altro. Ma d'altronde non saprei chi non buttare tra gli attuali conduttori della politica, non solo a Viterbo".
Cosa pensa del Berlusconismo?
"Ha cambiato la politica italiana dandole una impostazione radicalmente nuova anche nelle formule organizzative. Oggi però se ne osserva anche un'involuzione che alle volte ha assunto aspetti inquietanti."
Attratto da FLI?
Assolutamente no. Ora sono dirigente della Destra di Storace. Già nel 2001 mi dimisi da AN con un documento molto duro perché il partito cominciava ad assumere gli aspetti caratterizzanti dei partiti della prima repubblica".
Gianfranco Fini lei lo conosce bene. Quale il suo giudizio?
"Un personaggio certamente intelligente, preparato, colto, buon affabulatore, cresciuto e formato nella scuola di partito con leader insigni come Almirante. Attualmente mi sembra l'opposto di quello che rappresentò fino al 2003 circa".
C'è un po' di amarezza nella sua storia politica?
"Certo. Le nostre idee che abbiamo portato avanti con coraggio e pericolo dal 1946 al 1994 ci hanno portato fino al Governo della Nazione ma Fini e compagni le hanno tradite".
Mi faccia un esempio.
"Dovevamo attuare quei programmi che in sintesi esprimerei come la terza fase dell'evoluzione programmatica del cosiddetto fascismo. Ovvero l'attuazione dei principi partecipativi. Non è nostalgismo, affatto, ma vero progresso verso un'attualità politica impostata sugli istituti partecipativi già in parte attuati altrove, penso alla Germania e al Giappone, ma anche nelle commissioni europee che si interessano di sociale e lavoro. In realtà questa terza fase della dottrina partecipativa è patrimonio più della destra sociale e nazionale che del fascismo".
Cosa pensa della politica delle amministrazioni comunali negli ultimi anni? In particolare per il Centro Storico dove lei risiede da sempre.
"Il mio giudizio è negativo da sempre. Il centro è invivibile sia per i residenti che per i turisti. Ci vogliono progetti per valle Faul, per i parcheggi e per lo sviluppo del centro. Sono totalmente critico con il perpetuarsi di classi dirigenti che hanno scarse capacità: come hanno dimostrato in decenni di attività. Dovrebbero trasformare la realtà strutturale, economica e sociale di Viterbo ma non ne sono capaci. Hanno dimenticato il raddoppio della cassia fino a Siena, il semianello, la tangenziale, la ferrovia Orte-Civitavecchia condannandoci ad un inevevitabile isolamento".
Dunque tutti male?
"Certo! Non ho nessuna fiducia e stima da chi sul campo ha dimostrato incompetenza e scarse capacità gestionali".