mercoledì 1 giugno 2011

Intervista a Silvio Ascenzi

 Ecco il testo integrale della mia intervista a Silvio Ascenzi pubblicata dal "Nuovo Corriere Viterbese" il 1° maggio 2011.

Nome : Silvio
Cognome: Ascenzi

Nato a Viterbo il 7 dicembre 1940
Stato Civile: Coniugato
4 figli, 7 nipoti e mezzo (il figlio Guglielmo aspetta la seconda femmina per un totale di 7 nipoti femmine su 8).
Titolo di Studio: Laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma con 110 e lode.

Attività : Agricoltore.

Silvio Ascenzi è un ricco signore dai modi gentili ed aristocratici che nulla ha a che vedere con la volgarità di molti nuovi ricchi e politici parvenue. Arriva all’appuntamento in Toyota Yaris, non in SUV dunque né in Hummer come il Cetto La Qualunque che non ha superato la realtà. Mi riceve cordialmente nel suo ufficio di Via dei Pellegrini dove si reca ogni mattina.
“Sai”, mi dà del tu che mi conosce da quando andavo alle elementari, “oggi l’agricoltura è molto più un lavoro burocratico che di vita in campagna”.
Partiamo dagli albori della sua attività politica, sempre nella Dc giusto?
“Si, dal 1970 quando fui eletto la prima volta Consigliere Comunale. Ho ricoperto vari ruoli nelle istituzioni e nel partito, il più importante dei quali è stato quello di Sindaco dal 1983 al 1986. In realtà poi sono stato anche consigliere comunale del CCD dal 1994 al 1999 quando fu eletto sindaco Meroi”.
Perché fu scelto come Sindaco dai partiti? Prima non c’era l’elezione diretta.
“Avevo fatto già 3 mandati da consigliere, ero stato vice-capogruppo capogruppo e più volte assessore, quasi a tutto, dalla finanza al personale, dai trasporti al commercio ecc… E poi ero considerato un  andreottiano “mangiasocialisti” che solitamente avevamo la buona consuetudine di scaricare prima delle elezioni perché non graditi al nostro elettorato, cosa che avvenne anche in quella occasione. Era il 1983, riuscii ad essere eletto sindaco con una giunta puramente di centro formata dal tripartito DC-PLI-PRI”.
Poi nel 1986 fu “fatto fuori” dal suo stesso partito che scelse Marcoccia. E’ vero che il suo referente Andreotti quella sera si negò al telefono?
“Fatto fuori… sono i giochi della politica e verso Marcoccia non ho nessun rancore: ebbe la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto. Per quanto riguarda Andreotti si negò a tutti non solo a me. Molto tempo dopo seppi che parlò con il vescovo Boccadoro: disse che lui non c’entrava nulla e che erano solo problemi di politica locale. Boccadoro rispose che se erano problemi locali  allora la prossima volta non sarebbe dovuto venire a chiedere i voti a Viterbo. Tornando alla mia storia nella Dc una colpa l’avevo: pur avendo svolto ruoli di primo piano non mi ero mai costruito una forza personale, una corrente, all’interno del partito”, sorride.
A proposito di Chiesa: secondo lei il suo ruolo nella politica di oggi è più o meno importante.
“È più importante: prima era scontato che la Chiesa invitasse a votare DC, ora i suoi voti sono più contesi e pesano di più.”
Dice? E nonostante questo la Chiesa tollera situazioni tipo Bunga Bunga?
“Vedi alla Chiesa in politica non importa tanto la vita privata quanto quello che si fa proprio a livello politico: per questo per Lei un Berlusconi sarà sempre preferibile ad uno Zapatero. Poi se non ci fosse il Bunga bunga sarebbe il massimo, l’ideale sarebbe avere comportamenti pubblici e privati come De Gasperi ma temo che i tempi siano oggi troppo diversi”.
Tornando al Comune. Chi ricorda come suo miglior assessore?
“Erano tutti bravi ed ebbi ottimi rapporti con tutti. Mi piace però citare Domenico Mancinelli del PRI che era anche vice-sindaco e noto come “picchio e palla” per i suoi trascorsi da calciatore”.
Chi è stato il miglior Sindaco di Viterbo dopo di lei?
“Il vero congiurato contro di me fu Fioroni: è una persona intelligente ma non condivido il suo modo di fare politica. Direi Gabbianelli anche se stimo Meroi ma lo trovo un po’ troppo prudente: in politica si deve rischiare. Marini invece ha bisogno di più tempo per essere giudicato”.
Oggi lei vota? Per chi?
“Per il centrodestra anche se il cuore mi direbbe Casini. Fini invece non mi ha mai preso, non mi è mai piaciuto”.
Che cos’è stata Tangentopoli?
“Chiaramente un golpe della magistratura in combutta con i comunisti. Poi è vero che ci sono stati anche comportamenti scorretti e disonesti ma quelli vengono dalla notte dei tempi. Posso assicurare che nella DC c’erano tante persone per bene: purtroppo vicino al potere la corruzione c’è sempre stata e ci sarà sempre. Credo tuttavia che in particolare durante il craxismo, pur con i suoi pregi, ci sia stata anche una degenerazione morale che ha portato la corruzione ad essere praticamente tollerata”.
Meglio la Prima o la Seconda Repubblica?
“Per me era meglio la prima. Prima il potere era mediato dai partiti che erano fatti dalla gente ed in questo modo i cittadini partecipavano attivamente alla vita pubblica. Ora a fare politica tra la gente e con la gente è rimasta solo la Lega purtroppo”.
Si sarebbe aspettato la fine della DC?
“No, sinceramente no. Anche se il nostro potere era assicurato dal muro di Berlino, caduto quello dei difetti gravi sono venuti a galla ed il partito non ha capito quello che stava accadendo, non ha trovato contro misure adeguate”.
Secondo lei la sinistra paga ancora il peccato originale del comunismo?
“Certo perché molti non voteranno mai degli ex-comunisti. E anche se oramai non predicano più lo stalinismo e non vagheggiano una nuova Cambogia la forma mentis di molti di loro non è cambiata: la demonizzazione dell’avversario e la disinformazione sono il loro credo principale. L’aveva capito Veltroni: se non l’avessero cacciato ora avrebbero la maggioranza, ne sono convinto”.
Perché a Viterbo c’è una incredibile concentrazione di banche e di centro commerciali?
“E di “Compro oro”! È un fenomeno strano sul quale si dovrebbe indagare: c’è da studiare”.
Cose è stato fatto, cosa non è stato fatto e cosa non si doveva fare a Viterbo?
“A miei tempi abbiamo sviluppato l’Università, un nostro grande merito, e abbiamo dato impulso notevole alle infrastrutture. Non è stato fatto il sottopasso del treno a piazzale Gramsci ma è un problema tecnico gigantesco che costerebbe moltissimo. Vedo che si farà la scala mobile da Faul a Palazzo dei Papi: è un progetto che avevo lasciato. Negli ultimi 20 anni si è persa proprio la pressione sulle infrastrutture che sono ferme da troppo tempo: spero perciò non si fermi anche il progetto dell’aeroporto e si ripensi a completare il semianello, un progetto vitale. Una cosa che io non avrei mai permesso è il fabbricato in Via Aldo Moro a ridosso delle strada: una costruzione orribile e insensata”.
Ai suoi nipoti vorrebbe lasciare un mondo con o senza nucleare.
“Concettualmente sarei favorevole ma ho molti dubbi perché non mi fido degli uomini. Soprattutto di quelli che lo gestirebbero in Italia che per formazione non mi li immagino più rigorosi dei giapponesi”.
Per concludere, il gioco della torre. Chi butta giù tra Fini e Berlusconi?
“Fini”.
Tra Casini e Tremonti.
“È una lotta dura ma butto Casini”.
Tra Bersani e Veltroni?
“Senza dubbio Bersani”.
Tra D’Alema e Vendola.
“D’Alema ha ancora i pezzi dei bambini in bocca” – sorride – “ma butto Vendola”.
Tra Bindi e Gasparri?
“Butto la Bindi, non è mai stata democristiana checché se ne pensi”.
Tra Fioroni e Marcoccia?
“Fioroni”.
Tra Gabbianelli e Meroi.
“Butto M…. no! Non butto nessuno, salvo entrambi”.
Tra Marini e Allegrini?
“Sono stati miei dipendenti rispettivamente alla Camera di Commercio e all’Unione Agricoltori: salvo tutti e due”.
È il vecchio democristiano che viene fuori? Quello che non si espone?
Chissà, l’intervista è finita.

Maurizio Makovec
makcomunevt@yahoo.it

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